Tutela delle donne e dei bambini, necessità di un maggiore supporto e informazione per le madri in difficoltà. Questo uno degli aspetti costruttivi che sarebbe auspicabile uscisse dall’assai triste fatto di cronaca della provincia di Parma. Protagonista una giovane poco più che ventenne che ha partorito due volte e per due volte ha seppellito i suoi figli in giardino all’insaputa di familiari e conoscenti.
Un fatto che ha sollevato un ampio dibattito sulle motivazioni di questa giovane donna, sull’aspetto psicologico-psichiatrico, indagando sul ruolo della famiglia e della società. A parere di chi scrive, un altro aspetto che andrebbe indagato è la necessità di informare le donne che si trovano ad affrontare una gravidanza indesiderata sui loro diritti, in particolare sul diritto di partorire in anonimato.
Il parto in anonimato in Italia
In Italia, la legge consente a una donna di partorire in anonimato per vari motivi. Secondo l'articolo 30, comma 2, del DPR 396/2000, le donne che scelgono di partorire in anonimato hanno diritto a ricevere assistenza medica e tutela giuridica. Il nome della madre rimane segreto, e nell'atto di nascita del bambino viene annotato "nato da donna che non consente di essere nominata". È essenziale comprendere che questa scelta non è semplice e deve avvenire senza giudizi o pressioni esterne.
Nel caso di parto di una minorenne va evidenziato che dai 16 anni la minorenne può partorire in anonimato in quanto ha diritto, già a quell’età, di riconoscere autonomamente il figlio. Quindi lei stessa dichiarerà di voler partorire in anonimato. Negli altri casi procederà chi esercita la patria potestà o il giudice tutelare. Il padre non può interferire sul diritto della donna a partorire in anonimato.
Dati statistici sul parto in anonimato
In Italia, i dati sui nati con parto in anonimato non sono sempre aggiornati o facilmente reperibili. Secondo un'indagine della Società Italiana di Neonatologia (SIN), tra luglio 2013 e giugno 2014, su circa 80.060 nati in 100 punti nascita italiani, 56 bambini sono stati non riconosciuti alla nascita, pari allo 0,07% del totale. Di questi, il 37,5% era nato da madri italiane e il 62,5% da madri straniere. Sarebbe interessante conoscere il trend in questi ultimi dieci anni. In linea di massima si stima una media annuale tra i 200-300 nati all’anno con applicazione di tale diritto, in prevalenza in Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna.
L’adozione dei bambini nati in anonimato
Se la madre desidera rimanere anonima, la dichiarazione di nascita viene effettuata da un medico o un'ostetrica. Il DPR 396/2000 stabilisce che la dichiarazione può essere fatta rispettando la volontà della madre di non essere nominata. Inoltre, gli operatori sanitari devono segnalare la situazione di non riconoscimento al Tribunale per i Minorenni, avviando un procedimento di adottabilità.
Nel caso in cui la madre non possa formalizzare il riconoscimento del bambino (varie possono essere le cause), è possibile richiedere un periodo di tempo al Tribunale per il riconoscimento (entro 10 giorni dalla nascita). Durante questo periodo, la madre deve mantenere un rapporto di continuità con il bambino.
Una volta che la donna dichiara di voler partorire in anonimato si attiva, dunque, la procedura di adottabilità che può essere sospesa per un termine di 60 giorni su richiesta della madre che nel mentre ha cambiato idea. C’è una sentenza che ha riconosciuto alla madre oltre 60 giorni in quanto la procedura di adottabilità non era stata chiusa, né vi era ancora stato provvedimento di affidamento.
Come può accedere alle informazioni un adottato adulto
La legge italiana garantisce all’adottato il diritto di accedere alle informazioni sui genitori biologici al compimento dei 25 anni. Tuttavia, se il bambino non è stato riconosciuto alla nascita, l'accesso a queste informazioni non è consentito. È previsto però che l’adottato possa richiedere l'interpello alla madre biologica, qualora essa desideri revocare la sua dichiarazione di anonimato.
Parto in anonimato, donne e società
Il diritto al parto in anonimato è inviolabile e deve essere rispettato. Molte donne, però, non sono a conoscenza di questa possibilità o temono le conseguenze, il che può portarle ad abbandonare il neonato in situazioni pericolose.
L’episodio di Parma dovrebbe richiamare l'attenzione sull'importanza di campagne di sensibilizzazione sui diritti delle madri e sull'opzione di partorire in anonimato, volte a prevenire abbandoni o situazioni di rischio per i neonati. È essenziale che i consultori familiari attivino campagne informative e che la cittadinanza collabori nella diffusione di questa possibilità. È necessario raggiungere queste donne in difficoltà e garantire loro un'accoglienza protetta e amorevole. Se da un lato si enfatizza la vita del nascituro, dall'altro è fondamentale garantire il benessere delle madri, affinché possano fare scelte informate e consapevoli.
A cura di: ItaliaAdozioni aps
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