Le emozioni ci accompagnano per l’intero corso della vita ed è quindi di rilevante importanza imparare a distinguerle, ascoltarle e regolarle; in questo compito, prima i caregiver e poi nuove figure adulte e il gruppo dei pari, svolgono un ruolo determinante.
Sin dai primi minuti di vita il bambino si trova nella condizione di poter guardare l’altro, è quindi dalla nascita, prima passando per il volto dei genitori, di nonni, di fratelli e poi per una cerchia sempre più ampia, che il neonato sperimenta quelle che sono le espressioni facciali, uno dei molteplici mezzi che abbiamo a disposizione per esprimere e conoscere le emozioni.
Che cos’è l’emozione?
L’emozione la possiamo definire come la reazione soggettiva a un evento saliente, caratterizzata da cambiamenti fisiologici, esperienziali e comportamentali ed è il costante sottofondo delle nostre esperienze quotidiane. Possiamo distinguere due grandi categorie di emozioni, che si presentano e vengono sperimentate in momenti differenti della crescita:
Essere in grado di gestire le proprie emozioni, controllarle, regolarle e comprendere quelle altrui sono compiti che definiscono quella che in psicologia viene chiamata competenza emotiva. Non nasciamo con questa competenza, anche se studi passati hanno dimostrato che lo sviluppo emotivo del bambino si fonda su basi biologiche comuni, che vengono poi influenzate dalle proprie esperienze sociali e relazionali.
L’importanza della parola
Il linguaggio gioca sicuramente una funzione importante nello sviluppo emotivo, con la comparsa della parola le emozioni possono infatti essere meglio definite, si può riflettere su di esse ed esternarle con un nuovo mezzo di comunicazione, comprendendo meglio sia le proprie sia quelle altrui.
Verso il secondo anno di vita i bambini iniziano ad utilizzare le parole ed esprimono sentimenti nei loro discorsi, con termini come felice, triste, arrabbiato...segno che già molto precocemente si interessano alla comprensione delle emozioni.
Durante il terzo anno aumenta esponenzialmente l’uso di termini per indicare lo stato emotivo, sino ai 6 anni, età in cui i bambini utilizzano abitualmente parole come agitato, spaventato, innervosito...e non solo riferendosi ai propri sentimenti ma anche a quelli altrui.
Nel periodo prescolare e scolare la verbalizzazione delle emozioni diviene sempre più accurata e chiara, e si iniziano a riferire ed a ipotizzare le cause dei sentimenti che gli altri manifestano.
Comprendere per esprimere
Un altro ruolo importante nello sviluppo emotivo del bambino è giocato dalla comprensione, sia delle emozioni, proprie e altrui, sia delle regole di espressione di queste.
Già prima dell’inizio del percorso scolastico i più piccoli si rapportano a molteplici situazioni e persone che suscitano in loro diverse emozioni. Il livello di comprensione di queste sensazioni nuove da parte del bambino è strettamente collegato ai fattori contestuali, in particolare alla cultura, che regola il nostro modo di esprimere le emozioni.
La socializzazione è un mezzo fondamentale per crescere emotivamente e, se da una parte il genitore gioca un ruolo importante, perché può insegnare al figlio ad accogliere il proprio sentire e a comprendere le regole emozionali implicite nel contesto, dall’altra non dobbiamo dimenticare che vi è anche la soggettività di ognuno che porta a reagire in maniera diversa e con un’intensità emotiva differente di fronte ai medesimi eventi.
Come aiutare quindi i bambini a comprendere ed esprimere le emozioni? Benché non vi siano regole universali, può essere comunque utile tenere a mente tre parole chiave:
Esempio – i piccoli apprendono dalle figure di riferimento e i primi e principali modelli sono proprio la mamma e il papà. Esibire sentimenti consoni alle situazioni e, quando opportuno, tradurre i propri vissuti in una modalità adeguata all’età sono operazioni faticose ma importanti per la crescita.
Accoglienza – permettere ai bambini di sperimentare il variegato mondo emotivo può rappresentare un’occasione per prendere contatto con le sue diverse sfumature (la rabbia, ad esempio, non è sempre e solo "distruttiva" ma può essere anche motore di un cambiamento).
Confine – un contenuto può crescere in un contenitore e dunque anche le emozioni, dei bambini così come degli adulti, a volte beneficiano di argini e filtri.
A cura di: Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus
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