Ogni adolescente ha bisogno di un "genitore resistente". Sono molti i genitori con adolescenti "in panne" che ho seguito nello studio di consulenza pedagogica, proponendo loro quella che ho definito la "convergenza educativa sul padre".
COS'E' LA CONVERGENZA EDUCATIVA SUL PADRE IN ADOLESCENZA?
Durante tutta l’infanzia, fino ai 10 anni, la mamma ha avuto un ruolo prevalente nella gestione dei figli, non tanto perché ha deciso da sola senza consultare il partner, ma perché ha sempre avuto una maggiore responsabilità nella comunicazione educativa.
Fino a quell’età i figli tendono a rivolgersi a lei, che viene vista come il loro referente principale. Si tratta di un gioco di squadra in cui la mamma si muove più in attacco e il padre si concentra più sull’organizzazione logistica.
COSA CAMBIA CON LA PREADOLESCENZA?
Viceversa nella preadolescenza e nell’adolescenza arriva il tempo del padre e del codice paterno.
A questa età le funzioni di accudimento materno si sono, nella maggior parte dei casi, esaurite. I ragazzi affrontano il lungo cammino che progressivamente li porta sempre più fuori dal nido familiare in un allontanamento che i genitori spesso subiscono, piuttosto che affrontare come se fosse una tappa necessaria e indispensabile della loro crescita.
Giustamente si lamentano che i ragazzi abbiano trasformato la casa in un albergo da cui vanno e vengono o che usano come una pura e semplice suite per il loro divertimento e relax.
QUAL E' IL RUOLO DEL PADRE E DEL CODICE PATERNO IN ADOLESCENZA?
Viene l’ora del padre, che ha proprio la funzione di sostenere e regolare i figli nel passaggio dall’infanzia all’età adulta.
È un periodo molto lungo che va dai 12 ai 24 anni, reso sempre più difficile da modalità educative troppo orientate alla gradevolezza e alla conversazione. In realtà ogni adolescente ha bisogno di un "genitore resistente", che non vuol dire duro o rigido, ma equivale a una figura educativa che sa negoziare le regole, presidiarle, delimitare i necessari argini alle eventuali trasgressioni.
OCCORRE CORAGGIO PIUTTOSTO CHE DIVIETI
La protezione che i genitori devono assicurare ai figli è quella di aiutarli ad affrontare le fatiche, i conflitti, le frustrazioni, ma anche le conquiste di un’età in cui si scopre la sessualità attiva, l’importanza del gruppo dei pari, le vacanze da soli, l’uso dei soldi, l’utilizzo autonomo delle tecnologie e i primi successi nella vita.
Concretamente il padre si pone in una posizione di negoziatore delle regole di convivenza e delle scelte relative alla vita adolescenziale.
La madre evita la gestione diretta di questa negoziazione accordandosi preventivamente con il padre, che gestisce la paghetta, gli orari, le uscite. La madre rinuncia in modo deliberato al front office educativo con il figlio o la figlia passando la palla al padre anche quando è fisicamente assente.
NE PARLO CON PAPA'
"Ne parlo con papà" diventa una frase in funzione di un progetto educativo e non una spaventosa e arcaica minaccia. Per alcune coppie, anche separate, si tratta di una vera e propria rivoluzione, in quanto nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza non è cambiato nulla nei ruoli educativi. Se realizzata con determinazione e senza tentennamenti, la convergenza educativa sul padre ottiene risultati pure in situazioni difficili come disturbi alimentari, ritiri scolastici, incontinenza emotiva, videodipendenze e casi di indolenza esistenziale.
E SE IL PADRE NON C'E'?
Da ultimo ma non per ultimo, può succedere che un padre sia sparito, o fisicamente o da un punto di vista educativo, e che non sia proprio utilizzabile.
Alla madre non resta che adottare codici e modalità unicamente paterni, rinunciando senza incertezze a ogni forma di accudimento materno, di maternage.
A cura di: Daniele Novara, pedagogista e Direttore CPP-Scuola Genitori
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04 Marzo 2024