Se avete notato o vi siete chiesti come mai negli ultimi anni sembrano aumentati a dismisura i casi di disagio psicologico più o meno grave (ansia, depressione, autolesionismo, suicidio, etc) tra i più giovani, ecco un libro che fornisce molti spunti di riflessione: "La generazione ansiosa" dello psicologo Jonathan Haidt.
La tesi centrale del libro è che l’aumento vertiginoso delle malattie mentali tra bambini e adolescenti nati dopo il 1995 (la cosiddetta "Gen Z") sia stato causato da due fenomeni convergenti: l’eccesso di protezione dei bambini da parte dei genitori nel mondo reale e la protezione quasi nulla degli stessi nel mondo virtuale.
I DATI
Le statistiche sono davvero allarmanti. Dal 2010 i casi di depressione tra ragazzi di 12-17 anni sono aumentati del 150%, mentre tra il 2010 e il 2020 gli atti di autolesionismo tra le ragazze sono quasi triplicati e i suicidi sono aumentati del 167%. Sono dati riferiti agli Stati Uniti ma confermati dalle evidenze rilevate in molti altri Paesi occidentali.
COSA E’ SUCCESSO?
Se l’accesso a Internet da casa si è diffuso nei primi anni 2000, è stato solo l’arrivo dei primi smartphone nel 2007 e di quelli dotati di fotocamera frontale nel 2010, insieme alle nuove piattaforme di social media iper virali, che ha determinato lo spostamento degli adolescenti dal mondo reale a quello virtuale, spinti continuamente a vedere cosa dicono o fanno gli altri e a curare la propria immagine online.
Già nel 2016, il 79% dei teenager possedeva uno smartphone (28% dei bambini tra gli 8 e i 12 anni) e 1 su 4 dichiarava di essere quasi costantemente online (46% nel 2022)!
La generazione Z è stata quindi la prima nella storia ad affrontare la pubertà con sempre in tasca un portale di accesso a un mondo virtuale sterminato, ricco di stimoli e creante dipendenza dovuta anche alla percepita necessità, soprattutto da parte delle ragazze, di gestire la propria immagine e reputazione online per guadagnare l’accettazione dei propri pari, che è l’ossigeno per gli adolescenti, ed evitare l’online shaming, che è il loro incubo.
Gli adolescenti della Gen Z sono stati quindi risucchiati per sempre più tempo a scorrere post, immagini e video di amici, conoscenti, peer, influencer, personaggi famosi e perfetti sconosciuti proposti da algoritmi disegnati per tenerli attaccati al video più tempo possibile e senza alcun controllo e protezione circa l’appropriatezza dei contenuti e l’interazione online con altre persone, anche adulte.
Questo ha portato i ragazzi a passare sempre meno tempo con amici e familiari, riducendo drasticamente le occasioni di interazione sociale nel mondo reale e ha anche determinato un peggioramento nella quantità e qualità del sonno, una riduzione della capacità di attenzione e concentrazione e una vera e propria "dipendenza priva di soddisfazione", tutti fattori aventi impatto negativo sul loro sviluppo sociale, emotivo e cognitivo.
Ma il grande “ricablaggio dell’infanzia”, così come definito dall’autore, che sta causando un'epidemia di disturbi tra bambini e adolescenti, non è solo il frutto dell’impatto e dell’utilizzo delle nuove tecnologie da parte degli stessi ma anche di una tendenza da parte dei genitori a partire dalla fine degli anni ’80 a proteggere eccessivamente e limitare progressivamente l’autonomia dei propri figli nel mondo reale.
Anche se fatto con le migliori intenzioni (proteggere i propri figli in un modo percepito come sempre più pericoloso e ricco di insidie), ciò ha privato i bambini delle necessarie esperienze fisiche e sociali (es. giocare, parlare, guardarsi negli occhi, litigare e riappacificarsi, cadere e rialzarsi, gareggiare, superare le proprie paure, etc) per imparare a gestire le proprie emozioni, relazionarsi con gli altri e prepararsi ad assumere le proprie responsabilità facendo sempre meno affidamento sui genitori.
COSA POSSIAMO FARE?
Le dimensioni e gravità del fenomeno hanno spinto l’autore a interrogarsi circa le possibili soluzioni. A questo proposito sono quattro le priorità individuate per salvaguardare l’infanzia e l’adolescenza nell’era digitale:
Si tratta di azioni individuali che, rendendo più facile compierle anche per altre famiglie, possono contribuire a risolvere un grande problema collettivo e che, a giudizio dell’autore, potrebbero portare a un significativo miglioramento già nell’arco di due anni.
Essere genitore è sempre una sfida, ancor più in un’era di così rapidi cambiamenti sociali e tecnologici. Ma i genitori possono fare tanto (l’autore dedica un intero capitolo ai suggerimenti in funzione dell’età dei propri figli da 0 a 18 anni) per essere, mutuando le definizioni dello psicologo Alison Gopnick, dei bravi "giardinieri" e creare le migliori condizioni per far crescere liberamente i propri figli, in contrasto con i genitori "carpentieri" che cercano di formarli e modellarli direttamente secondo le proprie idee e aspirazioni.
A cura di: Keikibu
Potresti anche essere interessato a:
Cosa fare se tuo figlio è vittima di cyberbullismo
7 bugie che sono state dette ai genitori
Come comportarsi con bambini molto vivaci a casa
Educare tuo figlio alla felicità
La società dell’apparire e i 3 nuovi disturbi dell’alimentazione negli adolescenti
26 Agosto 2024