I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) appartengono alla più ampia categoria dei disturbi del neurosviluppo, che possono esprimersi nell’acquisizione delle abilità linguistiche così come nell’apprendimento e nello sviluppo cognitivo. Questi disturbi compromettono spesso le abilità scolastiche, dato che si manifestano come difficoltà di lettura (dislessia), scrittura (disortografia e disgrafia) e calcolo (discalculia). Oltre a tali difficoltà scolastiche più propriamente strumentali, i DSA possono avere anche delle conseguenze di carattere socio-relazionale ed emotivo, tra cui problemi di socialità, isolamento, malessere. Queste forme di disagio possono anche portare a loro volta a problemi di autostima, impotenza appresa, bassi livelli di resilienza ed elevati livelli di distress scolastico.
Le forme di disagio sopra elencate, tuttavia, hanno un carattere chiaramente aspecifico, generalizzabile anche a condizioni di sviluppo tipico. Questo potrebbe essere uno degli elementi alla base del forte aumento delle diagnosi di DSA avvenuto negli ultimi anni, e che potrebbe suggerire, appunto, un uso improprio di questa etichetta diagnostica, sovraestesa a forme diverse di disagio infantile, che possono però rimandare ad altro e non solo, quindi, a un disturbo specifico dell’apprendimento.
L'ambiente scolastico costituisce un luogo nel quale i bambini vivono molte esperienze relazionali, emotive e cognitive, in base a cui si costruiscono diverse idee su di sé e sul mondo esterno. Essendo questo uno dei luoghi di vita più importanti per gli individui in età evolutiva è facile che sia proprio la scuola l’ambito in cui possono palesarsi anche forme di disagio che non sono direttamente collegate all’apprendimento in termini diagnostici, ma che possono manifestarsi come difficoltà di questo tipo, finendo per essere scambiate per DSA veri e propri.
Esiste anche il rischio che si verifichi il problema opposto: i bambini con DSA spesso appaiono come demotivati e poco interessati, anche a causa dei problemi di autostima e autoefficacia percepita che questo tipo di disturbi comporta, e per questo possono essere ritenuti "pigri" o "meno intelligenti" e quindi venir trascurati dal punto di vista scolastico.
Questo tipo di confusione è sicuramente accentuata dalla scarsa individualizzazione dell'apprendimento e, dunque, dalla poca attenzione rivolta al singolo e al suo vissuto emotivo e relazionale. Questo fenomeno si verifica inevitabilmente più di frequente nelle classi numerose, dove si perdono di vista più facilmente le necessità dei singoli bambini, prima tra tutte quella di essere considerati, visti e ascoltati, anche al di là delle proprie prestazioni scolastiche.
Alla luce di quanto riportato finora, risulta innanzitutto evidente l’esigenza prestare attenzione agli aspetti di benessere legati al contesto scolastico, in modo da individuare eventuali situazioni di disagio significativo, a prescindere che alla base ci sia un DSA vero e proprio o meno.
In questi casi, indipendentemente dalle cause del malessere scolastico, è bene che i genitori assumano una posizione supportiva, evitando eccessive pressioni e aspettative, ma cercando di comprendere la natura del disagio dei propri figli, riconoscendone le difficoltà senza che queste rappresentino necessariamente delle barriere e delle rigide etichette. A questo scopo, i genitori possono anche rivolgersi all’istituzione scolastica, cercando di instaurare con essa un dialogo prezioso e costruttivo.
Nel caso poi in cui sia effettivamente presente un DSA, sarebbe importante adottare delle misure educative inclusive e supportive, per esempio favorendo la progettazione di piani didattici personalizzati (PDP) che consentano anche a coloro con delle difficoltà di apprendimento di vivere l'esperienza scolastica in maniera quanto più serena possibile.
A cura di: Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus
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14 Ottobre 2024