Nel suo ultimo libro, La scoperta del bambino, Maria Montessori descrive una scena a cui aveva assistito in una delle Case per bambini da lei fondata. Un piccolino di due anni e mezzo aveva adocchiato una seggiolina per portarla dietro a un gruppo di bambini più grandi, salirci sopra e poter così vedere anche lui i galleggianti che si agitavano dentro una bacinella d’acqua. Mentre si muoveva «col viso illuminato di speranza verso la seggiolina», scrive la Montessori, «una maestra lo prese brutalmente (o forse gentilmente, secondo lei) e gli fece vedere la bacinella da sopra il gruppo dei compagni dicendo "Vieni caro, vieni poverino, guarda anche tu"».
La Montessori disapprovò l’iniziativa della maestra con queste parole: «Certo il bambino, vedendo i galleggianti, non provò la gioia che stava per sentire vincendo l’ostacolo con le sue forze, e la visione di quegli oggetti non gli portò alcun vantaggio, mentre il suo sforzo intelligente avrebbe sviluppato le sue forze interiori. La maestra impedì al bambino di educare sé stesso senza, in compenso, portargli alcun bene. Egli stava per sentirsi un vittorioso, e si ritrovò tra due braccia soccorritrici come un impotente».
I bambini hanno bisogno di protezione, ma anche di autonomia per poter crescere sicuri e, man mano, costruire una identità solida. Naturalmente, l’autonomia nelle sue diverse forme varia in rapporto all’età e alle capacità motorie, emotive e cognitive che il bambino va maturando. Nel caso descritto da Maria Montessori, l’eccessiva sollecitudine della maestra (ma anche il definirlo "poverino") non soltanto impedì a quel bambino di sentirsi capace di risolvere un problema consono alla sua età, ma lo fece sentire impotente come un bimbo più piccolo. Lo trattò come se non sapesse spostare una seggiolina e salirci sopra; come se dovesse dipendere da lei per poter raggiungere il suo obiettivo.
Situazioni di questo tipo hanno l’effetto di convincere i bambini di non essere autorizzati a prendere iniziative e che qualcun altro deve agire al posto loro, come quando, ancora in culla, dipendevano completamente dai loro caregiver. Questo, nel tempo, può creare insicurezza, indecisione e certo non favorisce la formazione dell’autostima.
È quello che si verifica, per esempio, quando un genitore - per comodità o per superficialità, per abitudine o per incomprensione dei bisogni della crescita - continua, uscendo di casa col bambino, a collocarlo nella carrozzina, quando invece il piccolo dovrebbe abituarsi a camminare, a mantenersi in equilibrio sulle sue gambe, a imparare a salire e scendere dei gradini, a percorrere piccoli tratti di corsa, a cadere e a rialzarsi.
Ed è anche quello che succede quando l’adulto gli mette tra le mani un giochino digitale per tenerlo fermo, seduto e «tranquillo», quando invece, a quell’età, dovrebbe fare giochi di movimento, in armonia con le sue esigenze di crescita, insieme ad altri bambini.
Uno dei principali vantaggi dell’autonomia nell’infanzia e nell’adolescenza è il suo impatto positivo sulla salute mentale e l’autostima. Condizioni cruciali per poter affrontare le sfide della vita con la convinzione di poter contare sulla propria capacità di resilienza. Non ci si lascia invadere dalla paura o dal senso di scoramento ma, sulla base delle esperienze positive che via via si sono fatte e delle competenze acquisite, si cerca di reagire in modi razionali e adeguati.
Sul piano sociale, l’autonomia aiuta a sviluppare competenze interpersonali essenziali, per esempio quella di saper dare aiuto e di chiedere aiuto: due attitudini complementari, entrambe necessarie nei momenti critici.
Non è raro, infatti, incontrare persone che sanno dare aiuto agli altri, ma che, per non sentirsi in una posizione di inferiorità, non riescono a chiedere aiuto. E invece, siccome a chiunque può capitare di trovarsi in difficoltà, anche per cause che non dipendono da noi, saper chiederlo e accettarlo, saper esprimere i propri bisogni e desideri in determinate situazioni, è un altro tratto dell’autonomia: non si dipende dagli altri per abitudine o inclinazione consolidata, ma non ci si vergogna di ricevere aiuto in particolari situazioni critiche. L’autonomia è anche legata al successo educativo.
Quando i bambini sono incoraggiati a esplorare e a imparare in modo indipendente, sviluppano un amore per l’apprendimento che si spinge oltre le mura scolastiche. Essi imparano a stabilire degli obiettivi personali, a tener conto dei consigli che ricevono, a gestire il proprio tempo, a trovare soluzioni creative ai problemi che via via possono incontrare: competenze essenziali, sia nel presente che negli anni futuri, quando frequenteranno l’università o svolgeranno un’attività lavorativa.
A cura di: Anna Oliverio Ferraris (psicologa, psicoterapeuta, docente dell’Università di Roma) - Fonte: Conflitti, la rivista della Scuola Genitori CPP diretta da Daniele Novara
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10 Febbraio 2025
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