Il tuo tempo conta molto per lo sviluppo di tuo figlio!
Vorrei condividere con voi un fatto che ho recentemente osservato per strada: "Un papà insisteva nel guardare il proprio cellulare, nonostante il suo piccolino di circa 6/7 mesi, seduto nel passeggino, continuasse a richiamarlo con i suoi versetti, guardandolo intensamente. Poco dopo il bambino ha rinunciato ad attirare l’attenzione, visto che il papà non gli dava ascolto e ha iniziato a guardare da un’altra parte".
Il papà, pur essendosi distratto, avrebbe potuto recuperare la situazione rivolgendosi, seppur in ritardo, al suo piccolino, ma non l’ha fatto.
In quel momento mi sono chiesta, quante volte non rispondiamo in tempo alle richieste dei bambini e poi ci lamentiamo che non ci ascoltano.
Come ho cercato di evidenziare nei miei precedenti articoli, il bambino scopre e conquista competenze adeguate alla sua età in base alle esperienze che gli adulti del suo ambiente gli propongono.
È ampiamente dimostrato che l’intelligenza umana è influenzata dall’ambiente e, quindi, la genetica non basta: le connessioni tra i neuroni, chiamate sinapsi, infatti si rafforzano solo attraverso l’interazione attiva con l’ambiente (epigenetica) e queste competenze aumentano velocemente proprio tra i 6 e i 12 anni.
Conseguentemente la capacità di apprendimento aumenta; in questo periodo, infatti, i ragazzini migliorano le proprie competenze esecutive:
Migliorano anche le abilità motorie e la voglia di scoprire cose nuove.
Però, il controllo degli impulsi non sempre avviene in automatico, proprio perché i ragazzini di questa età non hanno ancora la maturità per non sottovalutare i pericoli. Sta agli adulti che li circondano, in primis i genitori, stimolarli sul piano emozionale, affinché imparino a entrare in empatia con gli altri e a far sì che la loro attenzione, verso l’altro e verso se stessi, aumenti nel tempo.
Certo che per poter arrivare ad avere un buon rapporto con i propri figli è necessario che, fin da piccoli, si accompagnino verso la scelta del bene di ogni e per ogni cosa, stando loro vicino con la dovuta delicatezza per non farli sentire soli quando, ad esempio, hanno bisogno di un consiglio.
Creando questo rapporto fin da subito, sarà anche più facile insegnar loro ad accettare le frustrazioni, che sono inevitabili nel corso della vita.
Se li accompagneremo in questo percorso di crescita, facendo sentire il nostro sostegno, non avranno cadute nell’autostima e potranno evitare momenti di sconforto irreversibile che spesso portano alla depressione.
La cosa più difficile è, a mio parere, quella di stimolare l’empatia necessaria per far scoprire loro che esiste anche l’altro a cui dare il massimo rispetto. Solo così avranno anche rispetto per loro stessi. Per fare questo occorre che l’adulto dia il buon esempio, giorno per giorno.
I troppi impegni, spesso impediscono questa preziosa possibilità. Non bisogna però demordere, né tanto meno farsi prendere dallo sconforto. Ogni giorno occorre chiedersi quanto tempo è possibile dedicare ai propri figli e quali argomenti sia possibile affrontare con loro.
Credete, basterebbe già dedicare del tempo guardandoli con interesse, anche in silenzio, quando sono immersi in una attività: questo atteggiamento propositivo sarebbe già un ottimo punto di partenza per permettere loro di capire che ci siamo e che siamo davvero in ascolto. Questo atteggiamento propositivo sarebbe ottimale attuarlo fin da quando sono piccoli se si vuole che imparino anche ad ascoltare ciò che intendiamo dir loro oggi!
Non è mai troppo tardi, potete cominciare a farlo in modo più costante da adesso se pensate di non essere stati abbastanza disponibili.
Per stimolare e arricchire questo "esercizio", nel prossimo articolo proverò a dare alcune indicazioni-guida di ciò che sanno fare i bambini e ragazzi nella fascia tra i 6 e i 12 anni.
A cura di: Dott.ssa Michela Maddalena Capasso - Logopedista
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