Il primo a utilizzare il termine "compito di sviluppo" è lo studioso Havighurst che, negli anni ’50, lo definisce come "un compito che si presenta in un determinato periodo della vita di un individuo e la cui buona risoluzione conduce alla felicità e al successo nell’affrontare i problemi successivi".
Man mano che l’individuo cresce, si trova quindi ad affrontare e dover risolvere una serie di sfide particolari che derivano dall’interazione fra:
Alcuni compiti di sviluppo sono considerati universali e costanti in ogni cultura, altri, invece, sono presenti solo in alcune società.
Havighurst suddivide tali compiti di sviluppo in due categorie principali: ricorrenti e non ricorrenti. I primi si manifestano per un lungo periodo di tempo, in alcuni casi per tutta la vita; può esserne esempio imparare a farsi degli amici: è un compito che si presenta in quasi tutte le fasi di vita e rimane invariato nel suo contenuto, ciò che cambia è la modalità con cui l’individuo vi si approccia. I secondi sono invece specifici di un’età, ad esempio imparare a parlare.
Di seguito verranno esposti i principali compiti evolutivi delle diverse fasi di sviluppo.
Prima infanzia (0-2 anni)
Il bambino impara progressivamente a interagire con l’ambiente esterno, sviluppando il sorriso sociale e osservando che le sue azioni hanno una conseguenza nel mondo che lo circonda (ad esempio può osservare che, se scuote un giocattolo, questo fa rumore). Da un punto di vista psicomotorio, il bambino svilupperà il controllo del capo, la seduta autonoma e infine il gattonamento, prima di imparare a camminare.
Seconda infanzia (2-6 anni)
Piaget, psicologo e autore della "Teoria dello sviluppo cognitivo", definisce questa fase stadio preoperatorio, caratterizzato da una crescente capacità rappresentativa del bambino che si manifesta attraverso:
Si osserva inoltre un crescente sviluppo del linguaggio; è l’età infatti in cui il bambino apprende il maggior numero di parole. Anche le capacità psicomotorie aumentano progressivamente, iniziando a camminare in modo più stabile e a correre, sviluppando sempre di più la coordinazione.
Fanciullezza (6-11 anni)
Fase definita da Piaget stadio operatorio concreto, è caratterizzata dall’apprendimento e dall’utilizzo del pensiero logico per la risoluzione di problemi nella vita reale. Questa fase coincide con l’inizio delle scuole elementari, un contesto che acquista una grande importanza nella vita del bambino e che, oltre a stimolare l’apprendimento, permette l’incontro con il gruppo dei pari; è in questa fascia d’età, infatti, che vengono instaurati i primi significativi rapporti di amicizia.
Adolescenza (11-18 anni)
Per Piaget questa fase è caratterizzata dal pensiero ipotetico deduttivo, indicando con ciò l’acquisita capacità di considerare concetti sia concreti sia astratti e di ragionare su problemi puramente ipotetici.
I compiti evolutivi principali in questo periodo sono:
Essere a conoscenza delle conquiste psicomotorie, linguistiche, relazionali e psicologiche tipiche delle varie fasi può essere d’aiuto nel monitoraggio di una crescita sana e al passo con i tempi; ricordiamo però che ogni individuo presenta differenze soggettive e che l’ambiente circostante gioca un ruolo fondamentale nelle tempistiche dei vari compiti.
Alla luce di queste nozioni, riteniamo importante:
A cura di: Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus
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