L’adolescenza è un periodo di cambiamenti, in cui il ragazzo è chiamato ad aprirsi al mondo esterno, conquistando maggiore autonomia e prendendo progressivamente le distanze dal contesto familiare.
In questa fase, ricca di incertezze e caratterizzata dall’ingresso nel sociale, può capitare che l’adolescente entri in contatto con le sostanze, tra cui va ricordato anche l’alcol. Il loro utilizzo può rappresentare un tentativo per affermare la propria indipendenza e per separarsi dal nucleo familiare, sentendosi parte del gruppo dei pari; tuttavia, ogni storia è differente così come le sostanze e la tipologia di consumo.
In generale possiamo dire che l’uso di sostanze non coincide necessariamente con un abuso; a volte può trattarsi di un "esperimento di crescita" dell’adolescente, che si trova a dover fare i conti con cambiamenti corporei, nuovi compiti evolutivi, vissuti emotivi inediti e il bisogno di appartenenza al gruppo.
È comprensibile e ragionevole una quota di preoccupazione rispetto a tale tematica da parte dei genitori, anche perché l’incontro con le sostanze avviene tendenzialmente lontano dal loro sguardo. In questo momento di passaggio, infatti, è come se prendesse forma una "zona d’ombra": metafora che vuole rappresentare quella parte di vita del figlio di cui i genitori non fanno parte. Anche se questa può generare (comprensibili) preoccupazioni, è importante saperla riconoscere come fisiologica e rispettarla, mostrandosi tuttavia presenti e disponibili al dialogo.
PARLARE DI SOSTANZE CON UN FIGLIO
Per i genitori, parlare di sostanze con il proprio figlio è un compito delicato, che può risultare sfidante. A tal fine, può essere utile mostrarsi aperti nei confronti dell’argomento. Evitare un atteggiamento giudicante può rendere possibile l’apertura di un dialogo, nel quale questa tematica non assume più la forma di un tabù, ma qualcosa di cui poter parlare.
I genitori potrebbero, quindi, adottare una modalità meno rigida e accusatoria e mantenere, invece, un atteggiamento accogliente e di comprensione. Per fare questo, può essere utile documentarsi sull’argomento attraverso fonti affidabili, in modo tale da superare pregiudizi e luoghi comuni sulle sostanze.
Mostrare interesse per il mondo del figlio (la musica, la moda, i social network...) può rappresentare un’altra modalità utile per creare un clima di fiducia e di confronto. In questo clima, è auspicabile - e al contempo sfidante per i genitori - trovare un equilibrio tra flessibilità e autorevolezza, al fine di promuovere responsabilità e consapevolezza senza tuttavia trasformare in eventi catastrofici gli "esperimenti di crescita" del figlio.
Mantenere un atteggiamento di apertura permette, inoltre, di interrogarsi sul perché il figlio sia interessato alle sostanze, cercando di comprendere il significato che assumono per quel ragazzo. È altresì importante che, qualora colgano un potenziale rischio, i genitori intervengano per tutelare il figlio, considerando anche la possibilità di rivolgersi a un professionista.
GENITORI: COME PARLARNE?
In generale, possiamo dire che:
è utile aprire un dialogo con il figlio, abbandonando pregiudizi e costruendo fiducia, anche interessandosi al suo mondo; è importante mostrarsi presenti, disponibili ad ascoltare il bisogno spesso nascosto dietro una richiesta d’aiuto non esplicita; il compito dei genitori è anche quello di promuovere responsabilità e consapevolezza dei rischi che l’uso di sostanze comporta; informarsi sulle sostanze a partire da valide fonti può aiutare a evitare generalizzazioni, ma anche a comprendere quando una situazione diventa seria; prestare attenzione ad alcuni campanelli d’allarme, come: diminuzione del rendimento scolastico, calo di interesse verso gli hobby, cambiamenti nelle abitudini alimentari, maggiore aggressività e alterazioni nell’umore, cambiamenti nei rapporti sociali e progressivo isolamento; nella consapevolezza che ognuno reagisce in maniera differente, è importante poter considerare di contattare un professionista se si sospetta che il proprio figlio faccia uso di sostanze.A cura di: Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus
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