Socializzare è un’attività imprescindibile dell’essere umano: come gli adulti, anche i bambini hanno bisogno di amici. La scuola rappresenta, solitamente, il primo "autonomo" momento di incontro con la socialità: qui, infatti, il bambino conosce i nuovi compagni e sceglie i propri amici. Aprirsi a tali rapporti permette ai giovanissimi di misurarsi con le regole del sociale e di sviluppare nuove e importanti capacità relazionali.
Nel confronto simmetrico con i pari e nella gestione dei conflitti, il bambino impara progressivamente a mettersi nei panni dell’altro, abbandonando quello che potremmo vedere come "l’egocentrismo" infantile. È questo uno di quei momenti in cui il soggetto mette alla prova quella fiducia nelle proprie capacità che ha costruito nel rapporto con i propri genitori.
Nell’incontro con gli altri, il bambino ricerca una conferma sociale di queste capacità. Inoltre, come sottolinea la dott.ssa Alice Tassani, psicologa dell’Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori, il confronto avviene anche tramite l’emulazione: i bambini tendono ad imitare i tratti più positivi e affascinanti dell’amico e nei quali si sentono più carenti. Nell’amico, infatti, il soggetto ritrova un proprio “doppio”, in cui conoscersi e riconoscersi.
Quella della scelta è una caratteristica centrale dell’amicizia: nel proprio mondo sociale al di fuori della famiglia, il bambino può ora decidere con chi legare e con chi mantenere i rapporti.
Una scelta significativa durante l’infanzia è quella dell’amico del cuore, che rappresenta un punto di riferimento al quale ispirarsi e con cui condividere esperienze quotidiane, compiti, giochi e segreti. Con l’amico del cuore si crea una coppia unica, fondata sulla scelta reciproca, in cui poter sperimentare ed esprimere emozioni intense e speciali, per la prima volta rivolte a qualcuno che non appartiene alla sfera famigliare. In questa relazione il piccolo trova uno specchio in cui si può conoscere e riconoscere; un passaggio che contribuisce alla costruzione della propria identità.
Con l’ingresso nelle scuole medie e con l’affacciarsi alla pubertà, anche la dimensione dell’amicizia subisce le sue trasformazioni: i ragazzi cominciano a lasciare il mondo dell’infanzia per affacciarsi a quello adulto e questo comporta l’abbandono di certezze familiari. Ora i giovani cercano nuovi punti di riferimento che possano sostenerli in questo momento di scoperta e costruzione di sé. Perciò spesso i ragazzi a questa età sembrano ascoltare solo i propri amici, rifiutando le proposte o i suggerimenti che arrivano dai genitori.
Proprio perché si tratta di un tempo di costruzione di sé, lo stare al mondo dei ragazzi è spesso accompagnato da una grande attenzione e apprensione verso il proprio corpo e la propria immagine. Ciò avviene perché in questo momento i ragazzi in un certo senso non sanno chi sono: sanno solo di "non essere quelli di prima".
È comune quindi che in questa fase il ragazzo o la ragazza si pensi in termini di "non essere abbastanza": non essere abbastanza bravo/a, bello/a, atletico/a, divertente, etc. In tale contesto, il rapporto con i pari fornisce al giovane una direzione di identità: con gli amici si condividono non più solo il gioco e i segreti, ma soprattutto il linguaggio, i valori, le immagini e i simboli.
IL DISTACCO E LA LONTANANZA DAGLI AMICI: ALCUNI SUGGERIMENTI
I rapporti che si costruiscono nella prima infanzia non sono da sottovalutare: il distacco da un amichetto, unito all’ingresso in un mondo completamente nuovo, può destabilizzare il bambino.
A cura di: Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus
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