Difficilmente un bambino rifiuta il cibo per il cibo in sé, più spesso invece cerca di veicolare un messaggio attraverso tale comportamento e tramite, quindi, un disagio, una bizzarria alimentare o un disturbo. Al pari del pianto o della parola, il cibo e lo scambio nutritivo, possono infatti diventare lo strumento con cui il bambino, anche molto piccolo, comunica qualcosa che lo riguarda nel profondo.
Per disagio alimentare si intende una condotta transitoria che si può manifestare in momenti specifici dello sviluppo, per poi essere abbandonata, in quanto espressione di un malessere che attraversa il bambino all’interno della relazione con le figure di riferimento o dell’ambiente che lo circonda.
La selettività alimentare rappresenta una delle sue possibili manifestazioni ed è caratterizzata dalla rigida scelta di tipologie di alimenti accettati durante il pasto. Nel concreto, tale disagio si presenta, ad esempio, con la scelta di nutrirsi solo “in bianco”, senza l’aggiunta di sughi o altri condimenti, con l’accettare solo una specifica tipologia di pasta, con il rifiuto di qualsiasi altra novità venga proposta e con la tenace indisponibilità ad assaggiare. Apparentemente, ciò che emerge è la mancanza di interesse verso il cibo o la preoccupazione relativa a possibili conseguenze negative del mangiare determinate pietanze. Ciò che in realtà possono nascondere questi comportamenti, sono sentimenti ed emozioni complessi e difficilmente traducibili a parole.
La tendenza a nutrirsi secondo questi rigidi schemi, se protratta nel tempo, rischia di indurre una serie di conseguenze anche sul piano della salute e sfociare pertanto in un vero e proprio disturbo che, a differenza del disagio, si riferisce a una situazione clinica già strutturata, sindromica, che perdura per più di sei mesi. Tale quadro clinico si riferisce al Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione dell’alimentazione, o anche ARFID. L’aggravarsi delle condotte selettive, perdurando in maniera più ostinata, oppositiva e rigida nel tempo, crea una preoccupante condizione per la salute del bambino, andando anche ad incidere sulle curve di crescita.
La pervasività di tale disturbo fa sì che esso non sia legato unicamente al convivio famigliare, ma a molti luoghi di vita, quali la mensa del nido, della scuola, la tavola dei nonni, degli zii e degli amici, rischiando in tal modo di compromettere anche le aree relazionali e sociali del piccolo.
Nello specifico, nel 2013 l’ARFID è stato introdotto come nuovo disturbo all’interno della quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5). In base a quanto indicato dal Manuale, La sua diagnosi si pone quando si verifica un persistente fallimento nel soddisfare le appropriate necessità nutrizionali e/o energetiche che determina una, o più, delle seguenti conseguenze in assenza di eventuali cause organiche:
- perdita di peso significativa o mancato raggiungimento dell’aumento di peso atteso o inadeguata crescita;
- deficit nutrizionale significativo;
- funzionamento dipendente dalla nutrizione enterale o dai supplementi orali;
- marcata interferenza con il funzionamento psicosociale.
Si tratta perlopiù di un disturbo ad esordio precoce, solitamente compare in età inferiore ai 13 anni e, a livello statistico, presenta una maggiore incidenza nei maschi rispetto agli altri disturbi alimentari.
In conclusione, è importante chiarire che l’inappetenza, lo scarso interesse per il cibo e l’opposizione ostinata mettono spesso a dura prova le energie di madre e padre che, preoccupati, si trovano comprensibilmente a insistere per offrire altri cibi. L’insistenza però, frequentemente, non fa che provocare resistenza e reiterare l’agito.
Non esistono regole universali, tuttavia è bene che gli adulti di riferimento possano innanzitutto leggere tali comportamenti a tavola come dei campanelli d’allarme che veicolano sempre un messaggio, solitamente rivolto a loro, da cogliere, interpretare e tradurre con i giusti tempi e con i giusti aiuti, rivolgendosi al pediatra e anche a professionisti – quali psicologi e psicoterapeuti – formati nell’ambito dei disordini alimentari.
A cura di: Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus
07 Giugno 2022
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