Negli ultimi due mesi la guerra è diventato uno spettacolo permanente nelle case degli italiani. Le immagini di crudeltà fanno male ai bambini: così come non facciamo vedere loro i film dell’orrore, non dobbiamo esporli alla visione dei bombardamenti e di ogni morte violenta.
La nostra società si sta assuefacendo alla guerra come spettacolo quotidiano, è diventata una specie di intrattenimento, un reality, che fa parte della programmazione televisiva. Come accadeva ai tempi del Grande Fratello quando ci chiedevamo ‘vediamo oggi chi buttano fuori dalla casa?’, oggi andiamo a vedere curiosi come procede la guerra, chi muore e chi uccide. Dopo due anni immersi nei videogiochi ‘sparatutto’, gli adolescenti assistono alla spettacolarizzazione della guerra in Ucraina e questo li getta in uno stato di confusione perché la finzione del gioco e la realtà della guerra si mescolano.
Tutto questo porta i giovani a desensibilizzarsi verso la guerra e verso il senso della vita umana. Così anche la guerra, quella vera, diventa un gioco, videogioco, che non è più virtuale ma reale. Sul tema della pace alle materne e alle primarie si è lavorato molto, mentre alle scuole superiori questo non è avvenuto. Non è un caso che non sia nato un movimento per la pace tra gli adolescenti né in Italia né in Europa, né altrove.
In epoca prepandemica questo non sarebbe successo. Oggi i nostri ragazzi vivono un momento di ‘anestesia’ causato dall’isolamento pandemico a cui sono stati costretti per due anni, durante il quale hanno dovuto piegarsi a fare qualcosa di innaturale per la loro età: stare nel nido materno, anziché allontanarsi e approdare al gruppo dei coetanei, come è normale che sia. Nei bambini, invece, l’incertezza vissuta in questi due anni, che ha impedito loro di creare abitudini sane e crescere serenamente, seguendo un’organizzazione della vita semplice e chiara, di cui hanno bisogno a quell’età, sta creando un’aggressività fisica diffusa verso i genitori, la palese manifestazione di disagio forte.
In questi due anni i genitori, a stretto contatto con i figli, per quieto vivere hanno abbassato la guardia sulle regole educative, la permissività è diventata quotidiana, mamma e papà sono sempre più amici e sempre meno ‘educatori’. Questa ‘melassa emotiva’ nella quale navigano i genitori di oggi, che cercano di fare gli “amici”, crea frustrazione nei bambini. È necessario riprendere in mano con coraggio gli strumenti educativi per restituire serenità ai nostri figli. Anche a scuola sta accadendo che l’uso troppo prolungato della mascherina crea offuscamento dell’autorità dell’insegnante: i bambini non vedono più le espressioni del volto delle maestre e questo, alla lunga, crea distanza e apatia verso le docenti.
Di questo e di molto altro parlerà il pedagogista Daniele Novara durante l’incontro gratuito “Educare con coraggio tra pandemia e guerra. Le emozioni dei bambini e dei ragazzi come risorse per la loro crescita”, dedicato a genitori, insegnanti ed educatori, che si tiene lunedì 16 maggio, alle ore 20.45, presso il Teatro PIME, via Mosè Bianchi 94, Milano nell’ambito della 'Scuola Genitori' organizzata dal CPP Centro Psicopedagogico per l’Educazione e la gestione dei conflitti.
12 Maggio 2022
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