Tra le tante decisioni che un genitore è tenuto a prendere per i figli, una è senza dubbio a quale corso sportivo iscriverli. La scelta, che ricade su una disciplina individuale o di squadra, può essere influenzata da quale sport si ritenga procuri maggiori benefici sia a livello fisico sia psicologico. Tuttavia, è bene che la decisione avvenga all’interno di un dialogo: tenendo in considerazione le abilità, le predisposizioni e le insicurezze del figlio, è compito dei genitori orientare, anche in base alle loro aspettative e impegni, lasciando però al bambino la scelta finale.
Per un soggetto e per la famiglia, il passare del tempo è scandito dalla crescita del bambino, ovvero dai cambiamenti che lo riguardano sia a livello corporeo, come eventuali variazioni in peso e in altezza, sia a livello personale, ossia l’arricchimento del suo bagaglio di competenze e abilità. In età prescolare e scolare il gioco è l’attività fisica prevalente che, attraverso il canale motorio e sensoriale, permette di migliorare non solo la coordinazione, l’equilibrio e l’agilità, ma anche le capacità linguistiche, cognitive e sociali. Il piccolo può fare così esperienza di sé, del corpo e delle abilità, sperimentandosi e scoprendosi nei propri tempi.
Il corpo è al centro anche di un periodo particolarmente complesso, quale l’adolescenza: i repentini mutamenti a livello biologico-ormonale - è proprio in questa fase che si verificano, per esempio, la comparsa dei caratteri sessuali secondari, l’allungamento degli arti e l’aumento di peso e altezza - si associano alla perdita delle certezze acquisite durante l’infanzia. A partire dal corpo avviene, infatti, una ridefinizione dell’immagine di sé e le caratteristiche fisiche, insieme a quelle intellettuali, contribuiscono alla creazione dell’identità. Lo sport offre, in questa fase, l’occasione di conoscersi meglio, sperimentando potenzialità e limiti del corpo, investigando aspetti nascosti del carattere, e di consolidare la fiducia in sé stessi.
Quello sportivo, inoltre, rappresenta un ambiente extra-familiare distante dalle mura domestiche, nel quale l’adolescente può portare avanti i suoi compiti evolutivi di soggettivazione e differenziazione dalle figure genitoriali, grazie soprattutto al confronto con i coetanei e alla relazione con l’allenatore. Da sottolineare è anche l’importante valore educativo: i ragazzi infatti imparano il rispetto delle regole e la gestione emotiva, ad organizzare il tempo tra allenamenti e compiti, a conoscere le conseguenze delle loro azioni e ad assumersi responsabilità. Per di più, infortuni e sconfitte possono insegnare a gestire lo stress e la frustrazione. Sul piano interpersonale invece, si acquisiscono le capacità di collaborare per superare insieme le difficoltà, di lavorare in squadra, comunicare e stare insieme: competenze sociali che saranno la base per la creazione di relazioni significative e durature con i pari e con gli adulti. Negli sport di squadra, in particolare, sentirsi riconosciuti dall’altro e sentire di appartenere ad un gruppo influenza la formazione dell’identità, soprattutto in età adolescenziale. Attraverso lo “scontro” con l’altro, inoltre, si guadagna una maggiore consapevolezza di sé, dei propri punti di forza e di debolezza, avendo così l’occasione di fare i conti con i propri limiti.
Da non dimenticare, in conclusione, una figura di fondamentale importanza: l’allenatore, che dovrebbe incarnare valori morali quali la tolleranza, il rispetto della diversità e l’uguaglianza e veicolarli ai ragazzi tramite insegnamenti diretti, o anche semplicemente dando il buon esempio. Riesce, quindi, a trasmettere l’importanza del fair play, della solidarietà e dell’accettazione, divenendo così un fondamentale punto di riferimento: allenatori e allenatrici sono, infatti, coloro che rendono l’attività sportiva un luogo sicuro nel quale esplorare la propria individualità in costruzione, alleandosi e coordinandosi con i genitori nell’educazione dei figli.
Quest’ultimo aspetto, in particolare, diviene cruciale nel momento storico in cui ci troviamo a vivere: in un’epoca in cui, influenzati dal discorso sociale dell’“avere tutto e subito”, è sempre più difficile porre dei limiti e dire di no, sono proprio figure come quelle genitoriali o dell’allenatore a fare la differenza nella crescita personale dei ragazzi e delle ragazze, insegnando l’importanza tanto della conquista quanto della rinuncia.
A cura di: Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus
15 Aprile 2022