L'immaginazione è vincolata. Ce ne rendiamo conto ogni giorno quando varchiamo le porte delle scuole di infanzia e primaria. Personaggi "immaginari" dai tratti, e molto spesso anche dai nomi, identici a quelli degli eroi di Star Wars, Super Mario, Frozen...L’immaginario dei bambini è sempre più abitato da figure inventate da altri, con i relativi sentimenti, caratteri, personalità. I bambini si identificano con questi soggetti stereotipati tanto da sceglierli come compagni di giochi nel loro, poco, tempo libero. Chi ha un amico immaginario se ne vergogna, non ne parla. La paura di essere diverso dagli altri è troppa, meglio omologarsi facendosi regalare per Natale la bambola-personaggio dell’ultimo film di animazione.
I genitori sottovalutano questo fenomeno, persuasi che il cartone animato in questione non sia poi così male e che la salsa non sia poi così diversa da quella proposta ai loro tempi. Dobbiamo però renderci conto che siamo sempre più bersagliati da marketer aggressivi e che essere bombardati da immagini dell’eroe del momento, nella pubblicità, nei negozi di giocattoli, negli scaffali dei supermercati, nella carta delle caramelle, nei gadget che si vincono coi punti, negli zaini, negli astucci e nei quaderni, negli album da colorare, nella colla, negli stickers, nelle cuffie da piscina, nelle tovagliette all’americana, nei fazzoletti per il naso non lascia poi così tanto spazio alla libertà immaginativa.
Un altro aspetto che ci salta agli occhi girovagando tra le classi è la povertà di linguaggio di molti bambini. Le parole sono sempre meno e con esse i significati, che si appiattiscono, perdono sfumature, si impongono come verità. I termini tendono a cristallizzarsi in opposizioni - buono o cattivo, felice o triste, tutto o niente - e lo spettro linguistico che abita tra questi poli perde importanza, svanisce piano piano, silenziosamente. I bambini parlano per slogan, come le pubblicità.
Siamo di fronte ad un affare di grande portata! La ricchezza di linguaggio non è un gingillo da intellettuale dal gusto barocco. Ricchezza di linguaggio è ricchezza di pensiero: ci permette di conoscere più a fondo la realtà che ci circonda e quella che è dentro di noi, ci aiuta a descriverla, a darle voce in modo accurato e dettagliato, senza fermarci alla superficie, all’ovvio. Ci spinge a porci domande attente, ad addentrarci nella profondità delle questioni. E, fatto non trascurabile, ci conduce ad immaginare alternative floride, rigogliose, non banali. Potremmo immaginarci le parole come dei mattoncini giocattolo: più ne abbiamo più cose riusciamo a costruire, inventare, scomporre e ricomporre. E’ chiaro allora che per squarciare le gabbie che intrappolano, bloccano, l’immaginazione del bambino, per farlo tornare a salpare per mari di mondi possibili, mai visti prima, per promuovere la creazione di contenuti originali, inediti, bisogna partire dalle parole, tante parole.
E’ importante fornire ai bambini uno spazio libero nel quale possano esprimersi senza essere vittime del già detto, del già visto. Uno spazio nel quale le immagini non siano consegnate pronte all’uso, ma create grazie al contributo di tutti i partecipanti. Uno spazio nel quale si allena il lessico, la proprietà di linguaggio in vista di un dialogo originale, non precostituito. In questo spazio nasce voglia di esprimersi, di partecipare, di condividere le proprie idee. In questo spazio si raffina il gusto per l’originalità di pensiero e, di conseguenza, si rafforza l’autostima, la fiducia nelle proprie capacità.
Il mondo dell’infanzia è un mondo incantato. I bambini guardano ad ogni cosa con gli occhi della meraviglia. Si lasciano affascinare da tutto ciò che li circonda. Questa è la loro forza, ma anche la loro debolezza. Di qui la necessità di proteggere questo universo, di tenere lontano gli stimoli costruiti con lo scopo primario di vendere e di far penetrare quelli adatti ad una crescita libera, non stereotipata della propria identità.
A cura di: Altisensi - Filosofia per la creatività
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