Oggi ci troviamo immersi in un mondo iperconnesso dove la tecnologia rappresenta un aspetto predominante, tanto che si inizia a parlare di onlife per sottolineare il fatto che il confine tra ciò che è online o virtuale e ciò che è offline o reale non è sempre così definito. I device fanno ufficialmente parte dell’arredamento delle nostre case, lo smartphone sembra ormai diventato un prolungamento del braccio e questa presenza costante del digitale non riguarda solo la vita degli adulti, ma anche, e forse soprattutto, quella dei più giovani. Stiamo parlando dei cosiddetti nativi digitali, capaci di navigare nel web con una naturalezza e una velocità invidiabile dagli adulti e abituati, fin dai primi anni di vita, ad essere circondati dagli oggetti tecnologici.
I dati ci dicono che sono proprio bambini e ragazzi a rappresentare il gruppo di età più connesso alla rete, con una media che arriva a toccare anche le 6 ore al giorno passate online. Ma questi numeri non ci devono portare a demonizzare Internet, le cui potenzialità sono ormai riconosciute e assodate e questa pandemia ce lo ha insegnato bene.
Infatti, il mondo del web rappresenta per i figli un importantissimo strumento per imparare, comunicare e interagire con gli altri. Allo stesso tempo, però, può essere anche un luogo pieno di rischi e pericoli, molto spesso difficilmente riconoscibili. Non è raro che un bambino o un adolescente, durante la propria attività online, incontri contenuti rischiosi e non adatti alla sua età e alle sue risorse psichiche, ancora immature per poter fare i conti con determinati materiali. Virus, immagini violente, cyberbullismo, ma anche pornografia e sexting sono tra le principali minacce in cui i giovani possono incappare e che possono avere un effetto traumatico, soprattutto per i più piccoli: questi ultimi, con riferimento in particolare ai contenuti erotici, possono essere infatti catturati da immagini e scene che, da una parte, stimolano la curiosità e rispondono al bisogno di spingersi oltre i confini dettati dagli adulti, ma dall’altra spaventano in quanto non si è ancora in grado di comprenderle ed elaborarle.
E allora, cosa può fare un genitore per proteggere e tutelare l’esperienza sul web del proprio figlio? Per prevenire i vari rischi è certamente utile poter comunicare, costruire un dialogo in famiglia in modo che l’adulto possa aiutare il bambino o il ragazzo a comprendere quale sia un uso adeguato e sicuro di Internet e quali siano i confini, spesso invisibili, tra reale e virtuale. Mamma e papà possono inoltre mettere in guardia sui potenziali pericoli, dando alcuni limiti e informazioni chiare, così da assumere un ruolo di guida che accompagni e vigili l’esperienza di navigazione del giovane.
Ma per quanto un genitore si impegni a fornire protezione ed esempi su come muoversi online, non può e non riesce ad essere sempre presente. Inoltre, come abbiamo sottolineato, i bambini di oggi molto spesso sono più competenti dei genitori stessi nell’utilizzo delle tecnologie. Un prezioso aiuto, in questo senso, è rappresentato dai Parental Control, sistemi che permettono di monitorare il comportamento online, specialmente dei più piccoli, e limitare o bloccare l’accesso a siti e pagine web dal contenuto non adatto. La loro funzione è di supportare la presenza dell’adulto, senza sostituirvisi totalmente.
Per sensibilizzare sui rischi del mondo web e della violenza psicologica, l’Associazione Pollicino ha realizzato il progetto ‘Immagine, parola, web e oggetti tecnologici’, dedicato a scuole, genitori, ragazzi e ragazze. Il video di presentazione del progetto, ideato a partire dalla sovraesposizione dei bambini a immagini e contenuti inappropriati, è disponibile sulla pagina Facebook dell’Associazione e si apre con una domanda: cosa ci fanno tre ragazze in un letto? E’ stato chiesto direttamente ai bambini, che hanno risposto in modo fantasioso e divertente, mostrando tutta la loro genuina potenza creativa.
A cura di: Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus
25 Maggio 2021
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