Oltre all’anoressia nervosa, certamente più conosciuta, un’altra forma di disturbo alimentare frequentemente riscontrata è la bulimia nervosa. Questo quadro clinico, maggiormente diffuso tra le femmine rispetto ai maschi, è caratterizzato dall’ingestione di grandi quantità di cibo in un tempo molto breve. Non è possibile considerare “abbuffata bulimica” un’ingente dose di cibo ingerita occasionalmente, come ad esempio in concomitanza di feste o di ricorrenze particolari, ma nemmeno il continuo “spiluccare” nel corso della giornata: gli episodi rimandano a contesti nei quali la maggior parte degli individui non mangerebbe nello stesso tempo (ad esempio meno di 2 ore) e nella stessa quantità delle pietanze.
In seguito all’eccessiva assunzione di calorie, per prevenire l’aumento del peso o eventuali modifiche della forma corporea, spesso le abbuffate vengono accompagnate da condotte compensatorie inappropriate, come ad esempio il vomito autoindotto, l’uso di lassativi o di diuretici, il digiuno rigido, oppure l’intensificarsi dell’attività fisica. In questo disturbo alimentare, come anche nell’anoressia nervosa, il corpo ha infatti un ruolo centrale. Benché ogni storia sia unica e particolare, a livello generale possiamo dire che con la bulimia il soggetto tende a influenzare la percezione e la valutazione di sé proprio sulla base dell’immagine esteriore e del peso raggiunto, che deve sempre apparire ai suoi occhi perfetto. A differenza del rilevante sottopeso di cui sono affetti gli individui che soffrono di anoressia, nella bulimia nervosa il peso corporeo è infatti frequentemente nella norma. Negli adulti, l’indice di massa corporea (Body Mass Index, BMI) - calcolato dividendo il peso per il quadrato dell’altezza - è compreso tra i 18,5 e i 30. Ad esempio, una persona alta 1,70m è nella norma se pesa all’incirca da 53,5kg (18,5x1,7x1,7) a 86,7kg (30x1,7x1,7).
Secondo i principali manuali diagnostici, affinché vi possa essere una diagnosi, abbuffate e condotte compensatorie devono verificarsi per 3 mesi, almeno una volta alla settimana. Tuttavia, la nosografia tradizionale segnala che il livello di gravità del quadro bulimico dipende dalla frequenza con cui compaiono le condotte compensatorie: lieve (da 1 a 3 episodi), moderata (da 4 a 7 episodi), grave (da 8 a 13 episodi), estrema (più di 14 episodi). Sono proprio queste pratiche che, se protratte, possono originare complicanze di grande rilevanza medica e potenzialmente fatali, come lacerazioni esofagee, rotture gastriche, aritmie cardiache, oppure squilibri nutrizionali ed elettrolitici.
Non di rado, l’esordio della bulimia nervosa sembra inoltre coincidere con l’entrata nell’adolescenza. In questo periodo, i cambiamenti fisici e psicologici possono cogliere di sorpresa il soggetto che, impreparato, può quindi cercare rifugio nel cibo. In generale i disturbi dell’alimentazione diventano dunque, secondo la prospettiva psicoanalitica, la soluzione soggettiva per potersi riappropriare del controllo del proprio corpo. Possono apparire come un tentativo per rimanere fortemente ancorati al mondo dell’infanzia a discapito della crescita e dell’ingresso nel mondo adulto. In questo senso, la bulimia nervosa riguarda una voracità incontrollabile nel consumare dosi spropositate di alimenti di vario genere, al fine di colmare un disagio profondo, di consolarsi segretamente in solitudine. L’eccesso ingerito, però, alimenta anche il senso di colpa che viene poi alleviato attraverso le condotte eliminatorie, azioni con le quali viene così invocata l’anoressia come cura rapida all’impossibilità di rifiutare cibo. All’opposto, il controllo calorico minuzioso di chi soffre di anoressia può essere letto come un tentativo per non cadere nella bulimia, quindi per resistere alla possibilità che la fame possa prendere il sopravvento in modo incontrollato.
Ecco dunque come anoressia e bulimia, seppur diverse nelle caratteristiche, siano estremamente legate, come due facce di una stessa medaglia. Considerata la loro complessità, l’ascolto offerto da professionisti formati in questo campo rappresenta sicuramente un valido aiuto per la famiglia.
A cura di: Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus
29 Marzo 2021
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