Ogni anno alcuni genitori si chiedono se non sia opportuno smettere di raccontare ai propri figli la «bugia» di Babbo Natale che arriva con la sua slitta carica di doni per i bimbi buoni.
E’ un’idea che mi trova assolutamente contrario, non solo per la figura di Babbo Natale ma per tutte le figure portatrici di doni. L’importante è l’idea e la preparazione. Per Santa Lucia, quando io ero bambino, si doveva preparare la carota per l’asinello, per i Magi serviva un contenitore in cui si potessero lasciare i doni. L’aspetto interessante, infatti, era ed è l’attesa. È un aspetto mitico e magico che parte dell’opinione pubblica vuole eliminare dichiarando guerra al pensiero magico infantile e che a mio avviso é una violazione del pensiero dei bambini, del loro diritto a essere bambini.
L’arco della vita umana si divide in due fasi: quella dell’infanzia arriva fino a 10 o 11 anni e poi il resto della vita che comincia con l’adolescenza e con una capacità di riflessione che il bambino non ha. I bambini credono veramente di cucinare nei tegamini di plastica e di essere parte della loro battaglia con i soldatini. Sarà poi il bambino da solo a scoprire che Babbo Natale non esiste attorno ai 10 anni, fra la quarta e la quinta elementare. Prima deve trionfare l’immaginazione.
Attraverso l’immaginazione i bambini mettono in atto quei dispositivi magici per riuscire a dare un senso all’essere piccoli, impacciati e indifesi. L’immaginazione è fondamentale per costruire una buona infanzia e affrontare con coraggio le età successive. Il bambino deve crearsi delle ragioni per comprendere il mondo che è troppo grande e incombente e anche le tradizioni come Babbo Natale lo aiutano in questo.
A cura di: Daniele Novara, pedagogista e direttore CPP - Scuola Genitori
21 Dicembre 2020
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