Alcune mamme hanno chiesto un approfondimento circa le diverse modalità di svezzamento, spesso motivo di acceso dibattito tra i sostenitori di teorie e metodi diversi. Abbiamo quindi chiesto alla Dott.ssa e al Dott. Bosotti di darci qualche ulteriore elemento scientifico e qualche consiglio pratico. In questo primo post analizzeremo i pro e contro del divezzamento tradizionale, cui seguirà un post dedicato all’alternativa, sempre più diffusa, dell’autodivezzamento. Buona lettura!
Il divezzamento tradizionale inizia con un pasto completo che va a sostituire una poppata, solitamente quella dell’ora di pranzo. La composizione di tale pasto segue un calendario prestabilito di introduzione degli alimenti. Gradualmente si aumenterà la consistenza della pappa e gli alimenti saranno sempre meno triturati fino ad arrivare ai bocconi interi.
I concetti alla base dello svezzamento tradizionale sono:
- l’introduzione graduale degli alimenti, che vengono inizialmente frullati o passati
- l’introduzione dapprima di alimenti scarsamente allergizzanti e, ad età relativamente più avanzate, di quelli con maggiore potenziale allergenico
- inserimento del glutine al 6° mese
- la consistenza da semiliquida a poltacea
- la somministrazione della pappa con il cucchiaino da parte di un adulto
La prima pappa è da considerarsi in ogni senso un piatto unico, preparato unendo tutti gli alimenti che il bambino necessita per soddisfare le proprie esigenze nutrizionali. Tutti gli ingredienti della prima pappa devono essere freschi, bio, di provenienza sicura e della miglior qualità disponibile.
La fonte proteica può essere rappresentata dalla carne, dal pesce, dal formaggio, dai legumi (dopo l’8° mese o dal 6° nel divezzamento veg) o dall’uovo (dopo l’anno).
Il sale non va aggiunto in quanto gli alimenti che compongono la pappa sono già naturalmente sapidi e quindi, oltre a creare un carico eccessivo sul rene ancora immaturo del bambino, può abituare il palato a un gusto troppo salato e condizionare le future scelte alimentari.
Anche zucchero e miele non devono essere mai aggiunti ai cibi ed alle bevande del bambino. L’uso dello zucchero può infatti creare una dipendenza con importanti ripercussioni negative: maggiore incidenza di obesità, aumentato rischio di diabete, sindrome metabolica e patologie cardiovascolari. Da evitare anche l’abitudine di metterlo sul ciuccio con il duplice danno di una diseducazione del gusto e di carie dei denti, in particolare gli incisivi superiori (baby bottle syndrome).
L’acqua è sicuramente la bevanda più adatta, meglio se oligominerale, in bottiglia di vetro e preferibilmente con un residuo fisso inferiore a 50 mg/l. Queste acque sono indicate per la diluizione del latte in polvere, come bevanda al momento della pappa e per la preparazione del brodo.
Olio esclusivamente extravergine d’oliva, utilizzato a crudo, in quanto ricco di acido oleico (il principale acido grasso del latte materno), vitamine e sostanze antiossidanti.
Riassumiamo i vantaggi dello svezzamento tradizionale:
- parametri oggettivi per valutare il suo apporto energetico e l’assunzione dei nutrienti
- la qualità del pasto è adatta alle esigenze del bambino e preparata appositamente senza sale e altri condimenti
- miglior educazione del gusto: l’assenza di sale e zucchero aiuta il bambino a sviluppare un corretto senso del gusto che non porti poi a ricercare snack o junk food appena ne avrà la possibilità
- l’introduzione graduale degli alimenti permette di tenere sotto controllo eventuali allergie o intolleranze alimentari che possono manifestarsi durante i pasti
Non esistono invece controindicazioni per lo svezzamento tradizionale, che rimane a nostro avviso l’alternativa più sicura dal punto di vista nutrizionale, se portata avanti con buon senso e una salda educazione alimentare. Ad esempio, la nostra esperienza clinica ha evidenziato problemi di alterazione del ritmo fame-sazietà del bambino forzato a finire tutta la pappa anche quando non realmente affamato oppure difficoltà ad un corretto rapporto con il cibo quando distratto o imbambolato davanti al tablet durante il pasto per fargli mangiare “tutta la pappa” col risultato di alterare completamente la relazione naturale che il bambino dovrebbe avere con il cibo.
A cura di: Dott.ssa Chiara Diamante Bosotti, Biologa Nutrizionista & Dott. Guido Bosotti, Specialista in Pediatria
14 Novembre 2020
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