Barbara Bove Angeretti, Psicologa, Coordinatore Genitoriale e Criminologa.
Consulente per il sonno e l’Educazione empatica, insegnante di Comunicazione e Mindfulness, mamma di due bambine.
Educazione • Comunicazione • Relazioni…
Barbara Bove Angeretti, Psicologa, Coordinatore Genitoriale e Criminologa.
Consulente per il sonno e l’Educazione empatica, insegnante di Comunicazione e Mindfulness, mamma di due bambine.
Educazione • Comunicazione • Relazioni • Sonno
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L’educazione empatica si basa sulla COLLABORAZIONE piuttosto che sull’imposizione, non utilizza metodi basati sui premi o sulle punizioni e promuove l’ascolto attivo e l’accoglimento emotivo.
La caratteristica principale di questo approccio è l’ascolto del bambino, la comprensione dei suoi bisogni e la capacità di dare riscontro a queste richieste, di entrare in sintonia con lui e di capirne i sentimenti. I bisogni del bambino cambiano crescendo, il nostro ruolo di genitori invece rimane immutato. Noi continuiamo ad ascoltarlo e a dargli fiducia, ad accogliere le sue richieste, che non vuol dire necessariamente soddisfarle, ma farlo sentire compreso e condividere le sue esperienze.
La comunicazione empatica funziona meglio quando il genitore dà l’esempio e guida il bambino nell’espressione dei suoi sentimenti, senza bloccarli, ma mostrando come gestirli. Un genitore presente, consapevole e accogliente, favorisce lo sviluppo di un’autostima e di una competenza emotiva molto solide, andando quindi a costruire le fondamenta per uno sviluppo armonico di suo figlio. Il bisogno di contatto e di vicinanza infatti è stato inserito fra i bisogni primari dei cuccioli, al pari di quelli della fame e della sete, anzi sembra essere persino più intenso di questi ultimi.
L’educazione empatica propone un approccio naturale alla genitorialità, utilizzando la MOTIVAZIONE INTERNA piuttosto che esterna come strumento educativo.
Assecondare i bisogni, accoglierli ed eventualmente soddisfarli secondo l’educazione empatica é quanto di più lontano esista da un atteggiamento lassista, cioè una modalità educativa eccessivamente permissiva e quasi indulgente, ormai riconosciuta come una forma genitoriale inadeguata e potenzialmente nociva per i bambini. La differenza tra i due consiste proprio nella costante presenza, attenzione e reciprocità che il genitore offre al figlio, approcciandosi in maniera dolce e rispondente, comportamento alla base di un attaccamento sicuro.
Educare con empatia significa aiutare i bambini a crescere con amore, vivere insieme le scoperte e aiutarli a capire i limiti senza usare paura e intimidazione, senza usare premi o punizioni, ma essendo presenti in qualità e quantità di tempo. I piccoli imparano così i nostri valori e assimilano le regole non per imposizione o per paura di un castigo, ma per com-prensione. Questo contribuirà a formare la loro autonomia intellettuale e a sviluppare il pensiero critico, che sono alcuni degli strumenti migliori che possiamo fornire loro per affrontare le sfide della vita con indipendenza e sicurezza nelle proprie capacità.
Emma L.
Adoro Barbara!
Appena l’ho vista su questa app (Che trovo davvero utile) ho deciso di lasciare la mia recensione! C...
17 Maggio 2021
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